Giovanni Marco
di Brian Carlisle
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Ciro si sedette sotto l'albero e si tirò un po' più in alto il bavero della giacca perché nessuno si accorgesse di chi fosse. Non voleva essere visto. Non era nessuno, un fallito. Ciro si sentiva come se non avesse un amico al mondo. E tutto a causa di un errore della precedente settimana.
Ciro era l'attaccante titolare della squadra di calcio del suo quartiere, le Aquile, e il miglior calciatore che la sua città avesse mai prodotto. Durante la scorsa stagione, Ciro aveva guidato la sua squadra nel segnare e bloccare i tiri e, usando le sue capacità, aveva portato la sua squadra al torneo finale. La squadra vincitrice di questo torneo sarebbe andata ai tornei regionali e statali. Questo risultato non era mai stato raggiunto prima da una squadra della sua città natale. Tutto ciò che la sua squadra doveva fare era vincere 2 partite su 3 contro i loro avversari, i Guerrieri, e sarebbero passati al campionato regionale.
Nella prima partita contro i Guerrieri, Ciro aveva segnato lui stesso 4 Goal e bloccato 5 tiri dei suoi avversari. Questa straordinaria dimostrazione di talento gli aveva fatto guadagnare il soprannome di “Il Dominatore” e l'affetto di tutti nella sua città. Oggi, però, Ciro si era nascosto. Si stava nascondendo dai suoi compagni di squadra e da tutti quelli che lo conoscevano. Il motivo era dovuto alla sua pessima giocata nei momenti finali della seconda partita del torneo.
Con il punteggio in parità e meno di un minuto da giocare, Ciro aveva spostato la palla lungo il campo e si stava preparando a calciare la palla, quando il portiere dell'altra squadra era stato smarcat. Senza nessuno tra lui e la porta, Ciro aveva un tiro aperto e diretto — il tiro più facile che chiunque potesse sperare. Ciro aveva emesso un urlo di gioia, poi aveva calciato il pallone mandandolo in porta. Ma invece di andare in porta e vincere la partita, la palla aveva colpito la traversa ed era rimbalzata contro di lui.
“No!” Ciro urlò. Poi, senza pensarci, in un momento di rabbia, si voltò e calciò il pallone con tutte le sue forze. Un sussulto si levò dalla folla quando la palla tornò indietro lungo il campo e andò dritta verso un avversario, che non perse tempo approfittando dello shock di tutti e segnando il punto vincente per i Guerrieri. Quando il si udì il fischietto che chiudeva il gioco, Ciro ebbe la sensazione che la sua vita fosse finita.
“Fallito!” il suo compagno di squadra gli urlò.
“Perché non ti unisci all'altra squadra?” urlarono i fan.
“Quanto ti hanno pagato per tradire la tua squadra?” urlò qualcun altro da bordo campo.
Per la vergogna, Ciro era scappato dal campo di gioco e aveva trascorso l'ultima settimana rinchiuso in casa sua. Non voleva vedere nessuno né parlare con nessuno. Ciro aveva persino rifiutato una chiamata di Guglielmo, capitano della sua squadra e suo migliore amico. La sua squadra sarebbe stata meglio senza che lui rovinasse la partita.
“Goal!” Mentre l'annunciatore gridava, Ciro fu riportato all'ambiente in cui si trovava, l'ultima partita del torneo. “Guerrieri 4, Aquile 1.”
Mentre Ciro guardava la sua squadra lottare contro gli avversari, desiderava tanto correre in campo e aiutarli, ma non poteva. Si vergognava. Aveva deluso la sua squadra e avrebbero giocato l'ultima partita senza di lui. E secondo tutte le indicazioni, avrebbero perso anche questa. Ancora una volta, Ciro si stava incolpando. Era colpa sua se la sua squadra aveva perso la scorsa settimana e ora stava perdendo di nuovo.
Mentre Ciro guardava ricominciare la partita, gli tornò in mente una storia che gli aveva raccontato sua madre mentre era nascosto in casa sua. La storia parlava di un giovane della Bibbia di nome Giovanni Marco.
“Di Giovanni Marco si scrive molto poco,” aveva esordito la madre di Ciro, “ma quello che sappiamo ci racconta una storia molto interessante.”
In Atti capitolo 15, versetti 35-39, Paolo, l'apostolo di Gesù Cristo, e Barnaba avevano appena finito di predicare nella città di Antiochia dove avevano condotto molti al Signore. Dopo aver esaminato il loro lavoro, Paolo aveva suggerito a Barnaba di fare un altro giro e di visitare tutte le città dove avevano fondato chiese per vedere come stavano tutti i fratelli. Paolo si riferiva a quello che viene chiamato il suo primo viaggio missionario in cui lui e Barnaba avevano viaggiato e portato il Vangelo di Gesù in molti paesi.
“La Bibbia dice che Barnaba acconsentì all'idea di un altro viaggio missionario. Entrambi gli uomini amavano predicare il Vangelo e Barnaba era ansioso di andare. Barnaba, però, dichiarò di voler portare con sé il giovane Giovanni, il cui cognome era Marco, o come era noto Giovanni Marco. Paolo, che era entusiasta del viaggio ma non gradiva l'idea di portarsi dietro Giovanni Marco ed aveva protestato.”
Quest'ultima parte della storia aveva lasciato perplesso Ciro. “Pensavo che Paolo fosse un uomo molto gentile. Perché non voleva che Giovanni Marco andasse con loro?”
“Perché durante il loro primo viaggio missionario, Giovanni Marco era partito con loro, ma per qualche motivo Giovanni Marco aveva deciso di tornare a casa e lasciare Paolo e Barnaba,” spiegò sua madre.
“E quindi?” Ciro aveva alzato le spalle. “Tutti commettono un errore.”
“Giusto, lo fanno,” rispose sua madre. “Ma ricorda, il lavoro missionario non è solo duro, ma anche pericoloso. Paolo pensava che Giovanni Marco avrebbe solo causato loro più dolore durante il viaggio, quindi Paolo aveva rifiutato di permettere a Giovanni Marco di andare.”
“Cosa disse Barnaba?” chiese Ciro.
“La Bibbia dice che Barnaba decise di portare con sé Giovanni Marco,” rispose sua madre. “La Bibbia prosegue dicendo che la contesa o discussione era così grande che Paolo e Barnaba si divisero e presero strade separate. Barnaba prese con sé Giovanni Marco e Paolo con sé prese Sila.”
“Che cosa è successo a Giovanni Marco?” domandò Ciro.
“Non lo sappiamo davvero. La Bibbia segue Paolo e Sila, non Barnaba e Giovanni Marco,” spiegò sua madre. “Ma sappiamo che anni dopo Paolo scrisse a Timoteo, un giovane pastore, e gli chiese di prendere Giovanni Marco e di portarlo da Paolo.”
“Paolo si è scusato?” Ciro sorrise di sollievo.
“Ne sono sicura,” sorrise la madre di Ciro. “Paolo disse che Giovanni Marco era vantaggioso per il suo ministero, o in altre parole, Paolo stava dicendo: ‘Portate Giovanni Marco. Ha dimostrato di essere un buon lavoratore e ho bisogno della sua assistenza e del suo aiuto.’”
Ciro rimase seduto in silenzio per un momento prima di parlare. “Allora, cosa c'entra con me?”
“Ciro.” Sua madre abbracciò suo figlio e lo guardò amorevolmente negli occhi. “Tutti commettiamo errori. A volte falliamo noi stessi o i nostri compagni di squadra e a volte falliamo con Dio…ma Lui perdona sempre e anche noi dovremmo.
“Ciro, hai deluso la tua squadra la scorsa settimana, ma non sei un fallimento. Sei umano. Non hai bisogno di nasconderti da te stesso, dai tuoi amici o da Dio. Torna là fuori e usa le capacità che Dio ti ha dato per portare gloria al Suo nome. Se Giovanni Marco si fosse dimesso quando Paolo, il grande apostolo, sentiva che lui era un fallimento, chissà cosa gli sarebbe successo. Ma non si è arreso, anche quando la persona che più ammirava non aveva fiducia in lui. E alla fine Giovanni Marco si dimostrò prezioso per il ministero e persino Paolo chiese il suo aiuto.”
Ciro guardò in basso e strappò alcuni fili d'erba dal terreno. “Quello che mi ha detto la mamma è giusto. Vorrei solo poter perdonare me stesso. Ma immagino che ora sia troppo tardi per me.”
“Goal!” urlò l'annunciatore mentre la folla applaudiva per i Guerrieri.
“Oh no!” Ciro gemette. “Non c'è modo che la mia squadra possa vincere ora, non con la partita già a metà e il punteggio di 5 a 1.”
“Tempo!” chiamò l'arbitro.
“Il tempo era stato chiamato da Guglielmo, capitano della squadra delle Aquile!” l'annunciatore chiamò gli altoparlanti.
Ciro alzò lo sguardo e il suo cuore smise di battere. Dirigendosi proprio verso di lui c'era il capitano della sua squadra e migliore amico, Guglielmo. Ciro avrebbe voluto scappare, ma era raggelato dalla paura.
“Cosa stai facendo?” Guglielmo urlò. “Abbiamo bisogno di te là fuori!”
“Ero…” balbettò Ciro.
“Ci hai abbandonato quando avevamo più bisogno di te!” Guglielmo si infuriò. “Sei il nostro miglior giocatore! Non possiamo vincere senza di te là fuori in campo con noi!”
“Giusto!” Ciro sentì la sua rabbia ribollire. “Come quando avete avuto bisogno di me la scorsa settimana quando ho fatto perdere la partita per la nostra squadra sbagliando quel tiro facile all'ultimo secondo! Poi, a causa del mio carattere, ho aiutato i Guerrieri a batterci!”
“Quindi hai sbagliato un Goal! Quindi ci hai deluso! Guglielmo abbassò lo sguardo e all'istante la verità iniziò a rivelarsi in lui. Ciro non giocava per il modo in cui era stato trattato!”
Mentre tutti in entrambe le squadre e tutti i fan guardavano, Guglielmo tese la mano al suo amico. “Mi dispiace. Mi perdonerai?”
“Che cosa?” Ciro rimase scioccato dalle parole di Guglielmo. “Cosa intendi?”
“Ciro, sei mio amico e mio compagno di squadra. Hai commesso un errore la scorsa settimana, ma questo non ti rende un giocatore incapace o mio nemico.” Guglielmo sentì il calore delle lacrime sulle sue guance. So che la partita è ormai troppo avanti perché la nostra squadra possa vincere, ma giocheresti con noi…come mio amico?”
Per alcuni brevi istanti, il mondo si fermò mentre Ciro guardava Guglielmo e le sue lacrime. Ciro era sbalordito.
“Bene?” Guglielmo allungò un po' di più la mano.
“Facciamolo!” Ciro sorrise.
Mentre i due ragazzi correvano fianco a fianco in campo, i compagni di squadra di Ciro corsero a salutarlo tra i fischi degli avversari e le emozioni contrastanti dei tifosi delle Aquile.
La seconda metà della partita di calcio fu mozzafiato quando le Aquile con uno sforzo di squadra rimontarono e ridussero il punteggio a Guerrieri 6, Aquile 5, a meno di due minuti dalla fine. Poi, con una rapida pressione in campo, Guglielmo, per la gioia di tutti, segnò il Goal del pareggio. Perciò la partita andò ai tempi supplementari poiché entrambe le squadre, avendo pareggiato, dovevano ancora combattere per il titolo di campioni di divisione e la possibilità di avanzare ai tornei regionali e statali.
I tempi supplementari furono estenuanti sia per i giocatori che per i tifosi poiché entrambe le squadre avevano lottato disperatamente per segnare e per impedire agli avversari di segnare. Nel pochissimo tempo rimasto il punteggio era rimasto Guerrieri 6, Aquile 6. Poi accadde che….
Una palla deviata rimbalza vicino a Ciro. La folla iniziò il conto alla rovescia dei secondi sull'orologio. “Dieci…Nove….”
Ciro vide arrivare la palla e guardò verso la porta.
“Otto…sette…”
Due Guerrieri più il portiere erano tra Ciro e la porta.
“Sei…Cinque…”
Ciro finse un calcio e fece scivolare la palla alla sua destra, ma la palla rotolò un po' troppo lontano!
“Uffa!” Ciro grugnì mentre scivolava e si stiracchiava al massimo.
“Quattro…Tre…”
“Non per me! Non per la mia squadra! Ma per la tua gloria! gridò Ciro mentre si stiracchiava goffamente e calciava il pallone con l'ultima goccia di forza rimasta.
“Due…uno…”
Ciro non riusciva a vedere se la palla stesse andando in porta perché si era allungato troppo ed era caduto a terra. Ma Ciro non aveva bisogno di vederla. Mentre giaceva sulla schiena e guardava verso il cielo, sentiva i tifosi di entrambe le squadre impazzire con grida di gioia.
“Goal!” urlò l'annunciatore sopra il ruggito dei tifosi. “Le Aquile vincono la partita ai supplementari contro i Guerrieri, 7 goal a 6!”
Quindi ricorda che come hanno imparato sia Ciro che Giovanni Marco, anche se commetti degli errori molto gravi, Dio è disposto a riprenderti tra le Sue braccia e ad amarti ancora una volta.
RIFLETTI!
1. Perché Paolo e Barnaba litigarono?
2. Chi portò Paolo con sé nel suo successivo viaggio?
3. Chi portò Barnaba nel suo successivo viaggio?
4. Come sappiamo che Paolo si è scusato?
5. Perché Paolo contattò Timoteo?
RICORDA!
Anche se commetti degli errori molto gravi, Dio è disposto a riprenderti tra le sue braccia e ad amarti ancora una volta.
UN VERSETTO DA IMPARARE
“…A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio” (Apocalisse 2:7b).
APPLICAZIONE PRATICA
Sei mai stato deluso da qualcuno, forse un amico, un fratello o anche un genitore? Dio vuole che tu perdoni, ma perché dovresti dare un'altra possibilità a coloro che ti hanno deluso o contrariato? Pensa a Giovanni Marco. Perché Paolo ha cambiato idea su Giovanni Marco?
Hai mai deluso o contrariato Dio oppure le persone a cui tieni? Hai chiesto perdono e, ove possibile, hai cercato di rimediare in qualche modo?
[Dopo la discussione:] A volte le brave persone commettono errori. Possono deluderti e contrariarti, ma devi essere disposto a perdonarli e dare loro un'altra possibilità. Quando le persone cattive ti feriscono, devi perdonarle. Potrebbero minacciare di ferirti di più se lo dici a qualcuno ma non ascoltarli. È meglio parlarne con un adulto ed evitarli se non cambiano i loro modi.
Se hai commesso un errore e hai deluso Dio o qualcun altro, chiedi perdono con cuore sincero. Successivamente, chiedi a Dio di aiutarti a pensare ai modi in cui puoi rimediare al tuo errore, se possibile. Allora dimostrerai di essere un amico fedele, degno di un'altra possibilità e, in questo modo, la tua vita renderà onore a Dio.
PREGHIAMO
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Caro Padre Celeste, grazie per amarmi
così tanto e prenderti cura di ogni parte della mia vita.
Grazie per avermi perdonato quando commetto errori.
Aiutami ad essere gentile e ricordare di perdonare
gli altri. Nel nome di Gesù. Amen.
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